Decrescita (in)felice

Povero non è chi ha poco, ma chi – per vivere – ha bisogno di tutto. (J. Mujica)

Ci siamo, dunque.

L’unica cosa che non mi aspettavo sono stati… i tempi (molto più rapidi di quanto immaginassi).

“Vivere basso, pensare alto: per volontà o per necessità, saremo tutti indotti a farlo”, scrivevo ormai dieci anni fa. E aggiungevo:

“Vivere basso significa innanzitutto emanciparsi volontariamente e consapevolmente dalla logica perversa dell’accumulo incondizionato, lasciandoci ispirare da un nuovo sistema di valori che tuteli innanzitutto l’habitat che ci ospita e, al suo interno, il nostro equilibrio. Ad esempio, scegliendo di derubricare progressivamente l’importanza di quelle comodità che la modernità ci ha abituato a dare per scontate.”

Andrea Strozzi – “Vivere basso, Pensare alto” (TerraNuova Edizioni, 2015)

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Invece, l’intera umanità si è ritrovata segregata in casa a cantare sui balconi (interpretando senza accorgersene le prove generali del vero, imminente show…), ignorando la più atroce e autoevidente delle verità: che l’economia mondiale stesse cioè rischiando il collasso, semplicemente perché la popolazione stava consumando “solo” beni e servizi essenziali.

Invece, siamo rimasti incarcerati in prigioni ancor più profonde e pericolose (le nostre comfort-zone), che ci hanno impedito di ascoltare, in diverse discipline, voci e pensieri “laterali” – sebbene autorevoli – solo perché ci avrebbero mandato in dissonanza cognitiva, rispetto ai retaggi, alle sirene e alle ninna-nanne del “miglior mondo possibile”.

Invece, abbiamo insistito ad ipnotizzare i nostri figli con l’ascolto ininterrotto di quelle sirene.

Invece, abbiamo continuato ad assistere alle code notturne davanti agli Apple store ogni volta che usciva un nuovo modello di smartphone.

Invece, continuiamo a ritenere che il Grande Reset sia solo l’ennesima e ridicola teoria di qualche fanatico complottista, rifugiandoci nell’assai meno disturbante Grande Fratello.

Invece, ci riempiamo la bocca di espressioni suggestive come “transizione ecologica”, senza spesso comprendere cosa significhi in termini principalmente culturali e quali tensioni morali tale concetto implicherebbe.

Invece, molti “leader” politici, anziché trovare finalmente il coraggio di annunciare la bellezza della parola “sobrietà”, continuano a parlare di Pil, dichiarando in queste ore di voler tornare al carbone e alle trivellazioni marine, pur di tenere in moto la ruota del criceto.

Invece, i “giornalisti” continuano a chiedere a quei “leader” politici se siano di destra o di sinistra (sigh!), mentre nelle principali economie “sviluppate” continuano a registrarsi drastiche correlazioni tra l’aumento del Pil e l’incremento medio annuo nel consumo di psicofarmaci.

Invece, anziché alla fantasia dei bambini, sceglieremo di affidarci alle tecnologie esponenziali, rifugiandoci altezzosamente in rassicuranti prospettive digitali fatte di “magnifici metaversi e progressivi”.

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Peccato. Avrebbe potuto essere, se non proprio “felice”, almeno… formativa. Invece sarà purtroppo molto agitata. Buona fortuna.

P.S. Il motivo per cui questo post è su questo blog, è che RICERCATI è stato concepito, progettato e realizzato, ormai più di cinque anni fa, per educare gentilmente le nostre coscienze a una nuova ecologia della mente, fornendo contenuti, esperienze e testimonianze funzionali alle metamorfosi dello spirito e alla elevazione della nostra umanità.

Questo filmato, invece, è di pura fantasia e si ispira al libro “Lettere dalla Kirghisia” di Silvano Agosti, che descrive una immaginaria (ma possibile) società ideale:

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3 risposte a "Decrescita (in)felice"

  1. ciao Andrea … non dico altro, sarebbero troppe le cose da dire! mi fa piacere sentirti ogni tanto, a presto

    1. Ciao Manuela! Bello anche per me incontrarti di nuovo qui. Tu rappresenti una di quelle persone che, come dico delle volte “non si vedono, ma ci sono” (a differenza di quelle, molto più frequenti, che “si vedono, ma non ci sono”). Sì… LLHT si è addormentato per sempre, ma è ancora là, ben visibile e consultato quotidianamente (dicono le statistiche); così come sono ancora là i miei libri, che forniscono il conforto di avere sempre “fiutato” correttamente la direzione… del vento.
      Oggi sono qui, insieme a un gruppo di fantastici compagni di strada, a cui se ne stanno aggiungendo altri presto altri. RICERCATI è la naturale evoluzione di quella… direzione. Prima si esplorava la direzione degli eventi, testimoniando il cambiamento in prima persona. Ora è tempo di… trasformazione. Che è una parola meravigliosa, perché “contiene” sia la formazione che la azione.
      Spero che continuerai ad accompagnarci (non solo digitalmente) in questa metamorfosi… chissà, magari anche durante una delle nostre passeggiate al chiaro di luna. Se vorrai, ci trovi inoltre come RICERCATI anche sui principali social (Facebook e Instagram), oltre che sulla mia pagina LinkedIn (unico canale pubblico che, per ora, mantengo).
      Andrea

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